di Beppe Attene
Proviamo ad usare questi tre concetti per vedere se ci portano da qualche parte.
Per Popolo si intende un gruppo, più o meno grande, di appartenenti alla specie umana che condividono una serie di caratteristiche fondanti.
In primo luogo il risiedere stabilmente in una determinata area geografica o comunque di esservi nati e di farvi comunque riferimento
La ampiezza della area geografica e la densità abitativa non hanno alcun peso e valore.
Ci sono popoli composti da molti milioni di persone e altri che ne radunano pochissimi.
Da questo punto di vista nulla cambia.
Si intende, ancora, un gruppo che condivide una connessione stabile realizzata in primo luogo attraverso una lingua comune, riconosciuta e accettata come fattore identitario.
A questo elemento si aggiungono naturalmente fattori come culture popolari ed elevate, convinzioni religiose e così via.
Elementi che contribuiscono a identificare quel Popolo come portatore di un punto di vista (anche molto generale) che ne costituisce una identità riconosciuta anche dagli appartenenti ad altri popoli.
Il terzo elemento che caratterizza la definizione di Popolo è, inevitabilmente, il percorso storico compiuto sino al momento in cui se ne parla.
Il concetto di Popolo è indipendente dagli altri due del titolo.
Il Popolo italiano esisteva, ben riconoscibile, ben prima dell’Ottocento, fondandosi storicamente sulla lingua italiana (nata come volgare) e sull’enorme peso identitario della Chiesa di Roma.
La mussoliniana speranza di trovar le radici nella romanità è comprensibile, ma non accertabile.
La Nazione inizia ad esistere quando al Popolo si affianca una auto affermazione di identità rivolta anche verso l’esterno e, in particolare, verso le altre nazioni con i popoli che rappresentano e le compongono.
La Nazione Italiana nasce il 17 marzo 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia che acquisisce, per il tramite di plebisciti o trattative internazionali, i diversi Stati presenti sul territorio italiano affiancandoli al preesistente Regno di Sardegna che si estingue.
Come ricordato il Popolo Italiano esisteva già da diversi secoli e spesso combatteva per costituirsi in quanto Nazione.
Va anche velocemente ricordato che i Savoia, che compirono o avallarono questa impresa, quando erano fra loro in famiglia parlavano rigorosamente francese.
Comunque, dal momento della costituzione in Nazione, questo riconosciuto soggetto politico – istituzionale diventa capace (e responsabile) di azioni rivolte al’esterno del suo territorio come guerre o campagne coloniali.
Se da quel momento esiste la Nazione, che esisterà per sempre al fianco del Popolo, contemporaneamente nasce anche la forma Stato che invece potrà estinguersi o modificarsi anche radicalmente nei suoi aspetti formali.
Lo Stato con cui si costituisce in Nazione l’Italia è, come ben noto, la Monarchia basata sulla stirpe savoiarda.
Questa forma subirà, di fatto, dei violenti cambiamenti con la conquista del potere di Benito Mussolini e con la legislazione dal 1925 in poi.
Manterrà tuttavia una apparente e poco dignitosa continuità che si estinguerà soltanto il 2 giugno del 1946 con la nascita della Repubblica Parlamentare.
Questa è tutt’ora in vigore ma potrebbe, attraverso complicati passaggi, trasformarsi, per esempio, in Repubblica Presidenziale.
È importante ricordare sempre questa rozza ripartizione perché essa determina nella pratica la funzionalità dei rapporti fra Stati.
Quando il regime mussoliniano opprimeva l’Italia gli italiani (il Popolo, appunto) non venivano discriminati all’estero ma considerati un’entità diversa da quella formale ufficiale.
E, quando gli USA combattevano in Vietnam, noi (che pure eravamo contro quella guerra) non aggredivamo i turisti americani in via Veneto.
Ma veniamo all’oggi e alle dinamiche internazionali che dovrebbero vedere un’Europa forse protagonista, ma certamente attiva.
I grandi contendenti sulla scena mondiale hanno, che ci piaccia o meno, tutte e tre le categorie fondanti a disposizione.
Russia, Cina e USA schierano ognuna un Popolo, una Nazione e uno Stato.
Checché ne possiamo pensare la assenza di regole democratiche non inficia minimamente la rappresentatività pratica ed operativa dei soggetti impegnati.
Noi siamo, o proclamiamo di essere, Europa.
Ma certamente non siamo un Popolo, essendo piuttosto la sommatoria di diversi Popoli che non si apprezzano particolarmente fra loro.
Non siamo altrettanto certamente una Nazione.
L’unica cosa che storicamente somiglia al concetto in termini europei è il frequente rinascere di un sogno neo – carolingio contro il quale altre Nazioni, come quella italiana, dovrebbero essere pronte a ribellarsi.
Non siamo neanche una vera forma statuale.
Gli organismi europei non hanno la rappresentanza verso l’esterno degli Stati che compongono l’Unione.
Non la hanno sul piano militare, che è fondamentale, ma nemmeno realmente su quello legislativo.
È totalmente inutile appellarsi a Ventotene o alla democrazia che, fortunatamente, è comune (almeno in apparenza) in tutte le varie Nazioni.
Non ci salverà, pur nella sua bellezza, l’Inno alla Gioia e ci manca anche una religione comune e unificante.
O troviamo, come cittadini europei, un passaggio formale che permetta di ipotizzare una vera rappresentanza o finiremo come merce di scambio sul tavolo da gioco delle grandi potenze complessive (a cui velocemente si aggiungerà anche il mondo islamico).
Dobbiamo farlo per forza.
Poi, per sistemare Popolo, Nazione e Stato Europeo, béh ci vorrà tempo.













Commenti
Una risposta a “POPOLO, NAZIONE, STATO”
Non fa una piega.
Molto interessante e attuale.