PIANO B: UNO SPARTITO PER LA FRATERNITÀ CIVILE

di Leonardo Becchetti

Dal NUMERO 6 della rivista IL MONDO NUOVO. Ora in edicola

Nel cuore delle democrazie mature, si è consolidata una forma di partecipazione politica che assegna ai cittadini un ruolo passivo: scegliere tra partiti o leader, oppure astenersi. Quest’ultima opzione è purtroppo sempre più diffusa. Ma una democrazia vitale si fonda sulla partecipazione consapevole, sul senso civico, sull’impegno condiviso. È qui che nasce Piano B – uno spartito per l’Italia, una proposta che non ambisce a diventare l’ennesimo partito, ma a costruire una nuova infrastruttura civica, capace di colmare il vuoto di fraternità e di relazioni significative che affligge la nostra vita pubblica.

L’idea parte da una consapevolezza antica e profonda: la qualità della rappresentanza politica è proporzionale alla vitalità della società civile. Come gli alberi hanno bisogno di un terreno fertile, così la politica ha bisogno di un tessuto sociale coeso, capace di produrre senso, fiducia, legami. L’Italia ha storicamente avuto una straordinaria ricchezza di reti civiche e corpi intermedi, ma oggi soffre di frammentazione, solitudine, sfiducia diffusa.

Questa nuova grammatica della democrazia nasce per un’esigenza concreta: la necessità di rafforzare la qualità delle relazioni sociali e politiche. In una fase storica in cui lo scontro ideologico e la polarizzazione prevalgono sulla collaborazione, Piano Bi punta a generare un nuovo lessico comune, capace di unire piuttosto che dividere. È una risposta alla “povertà relazionale” descritta nel World Happiness Report 2025, che collega la solitudine sociale – come l’aumento delle persone che mangiano da sole – a un calo generalizzato della felicità e della salute mentale. Le relazioni contano, eccome. La coesione sociale genera benessere, speranza, fiducia.

L’innovazione proposta da Piano Bi si muove in discontinuità con il modello politico tradizionale e propone di cambiare prospettiva: invece di adattare le preferenze dei cittadini ai programmi dei partiti, invita i cittadini stessi a indicare dove vogliono che si vada. A far emergere buone pratiche, esperienze di comunità, soluzioni già in atto nei territori. A costruire una massa critica capace di influenzare la direzione della politica, senza cadere nella trappola dell’ideologia o della contrapposizione sterile. L’obiettivo non è presidiare spazi di potere, ma attivare processi di cambiamento.

In un tempo segnato da guerre, crisi ambientali e fragilità istituzionali, l’intelligenza relazionale diventa un bene strategico. Non solo migliora la qualità della vita, ma è anche un fattore competitivo per le imprese e per l’economia. Studi recenti mostrano che le aziende con maggiore coesione interna e capacità relazionale generano più valore. Allo stesso modo, i paesi che scommettono sulla cooperazione e sul dialogo, anziché sulla contrapposizione, costruiscono pace e prosperità.

Piano B nasce per questo: per offrire una base culturale e civica condivisa, per riattivare il ruolo generativo della società civile, per riscrivere le regole del gioco partendo dal basso. Non un partito, ma uno spartito da scrivere insieme: cittadini, organizzazioni, amministrazioni, territori. Perché in un mondo che cambia rapidamente, non possiamo affidarci solo allo specchietto retrovisore della storia. Serve visione, responsabilità, fraternità. E soprattutto, serve farlo insieme.