NON C’E’ POSTO RITELEFONI PIU’ AVANTI

LISTE D’ATTESA IN SANITÀ

“Non c’è posto,ritelefoni più avanti” è la risposta–disco frequente(quasi totalizzante)per chi chiede un appuntamento per una visita con il Servizio Sanitario Nazionale.In regime di solvenza la musica cambia e l’appuntamento viene fissato a breve( 41 miliardi di spesa privata per la salute ogni anno e solo il 5% dichiara di aver effettuato visite e accertamenti con copertura assicurativa).

LISTE D’ATTESA infinite che,spesso,scoraggiano il paziente che rinuncia alla visita.In verità il 7 Giugno 2024 è entrato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n 73 “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie”.Fra le varie ed urgenti garanzie si dice che si dovrà fare attenzione specifica sulle “puntualità” scritte sulle ricette(garanzia di visita o esame in 72 ore se urgenti,10 gg se la dizione dice “breve”,30 gg per una visita differibile o 60 gg per esami differibili).Si vedrà!

I dati ormai affollano tutti i media ed i “giornaloni”.

Il tormentone che gli italiani non accedono alle visite e non trovano opportunità per farsi visitare è pervasivo:salvo pagare di tasca propria(“out of pocket”).

Lo scorso anno il numero di italiani che ha fatto a meno di accertamenti e visite è passato da 3,5 a 4 milioni, pari al 7% della popolazione.

E sembra comunque che la prima causa sia da imputarsi alle LISTE D’ATTESA che hanno frenato il 4,2% della popolazione.

Per motivi economici è stato il 3,2% degli italiani.

Circa una persona su due ha rinunciato a curarsi per scomodità delle strutture o per ragioni economiche.

Molto interessante è il dato che afferma:i cittadini quando sono visitati trovano accoglienza e servizio di cui non possono lamentarsi.Da verificare,ma positivo.

In termini di sistema sanitario il dato di gradimento dei cittadini- fruitori,purtroppo, è quasi annullato dal numero di cittadini che non riescono a farsi curare.

Riprendo la logica dell’adagio popolare per cui  “un niente d’oro avvolto in carta argentata rimane sempre un niente”( in milanese “Ma un bel nigutìn d’or, anche se faa su in de la carta d’argent, l’è semper un nigutin”).

Nel 2024 la Cisl Lombardia ha fatto un’indagine sul servizio sanitario regionale(“data base” di 11.520 associati di Cisl Lombardia) in cui risulta che 6 intervistati sui 10 hanno rinunciato alle cure “spesso” e più di 4 su 10, per ragioni legate alla scomodità fisica o organizzativa delle strutture sanitarie.

Il tema dell’accessibilità fisica(mezzi di trasporto,orari,giorni della settimana) alle strutture sanitarie è altra criticità che in Italia è poco valutata.

In USA questa variabile è molto presidiata e ci sono molte non profit che offrono il servizio di accompagnamento dei pazienti.

La rinuncia a farsi visitare ha punte elevate nelle fasce deboli, economicamente svantaggiate(due su tre nelle famiglie con redditi inferiori ai 15.000 € mentre solo 1 intervistato su 5 con reddito oltre i 50.000 € ha rinunciato alle cure).

L’assessore della Regione Lombardia  Bertolaso riconosce il problema delle LISTE D’ATTESA anche se sono stati individuati circa 10.000 posti prenotati, non confermati o dimenticati.E l’assessore gira il mondo per fare accordi di reclutamento di infermieri provenienti da altre nazioni.

Ed infatti qui arriviamo alla causa principale delle LISTE D’ATTESA :la mancanza di medici(che vanno all’estero),di infermieri che sono al limite operativo ed hanno basse retribuzioni oltre a carenze organizzative di gestione del personale e dei processi di offerta di servizi sanitari.

In Italia i circa 244.000 medici sono per il 44% del SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE(Ssn),il 34% è convenzionato cioè medici di medicina generale (MMG),ed il 12% è nel comparto privato accreditato nel Ssn.

Comunque abbiamo 4,1 medici per 1000 abitanti e questa% è decisamente piu’ alta rispetto alla Germania,al UK ed alla  Francia.

Leggiamo sul The Financial Times di qualche giorno fa il richiamo  che le liste d’attesa del NHS-UK salgono a 7,57 milioni La cifra ufficiale è salita da 7,54 milioni alla fine di marzo, secondo NHS England la cifra rimane ben al di sopra dei 7,21 milioni di trattamenti in sospeso nel gennaio 2023, quando il primo ministro fece della riduzione delle code una delle sue cinque promesse preelettorali agli elettori. Il servizio sanitario nazionale si impegna ad ammettere, trasferire o dimettere il 95% dei pazienti entro quattro ore dall’arrivo al Pronto Soccorso.

Tuttavia, il numero di pazienti in Inghilterra che aspettano più di quattro ore per cure di emergenza negli ospedali è stato di 42.555 a maggio, ovvero il 26% di quelli in attesa.


In Italia il vero vulnus è la carenza di infermieri(mancano 60.000 infermieri).Nell’immaginario collettivo si continua a pensare che mancano i medici(vero per emergenza/urgenza,cure primarie,laboratori di analisi,ma non per altre specializzazioni) anche se a breve avremo una sovrabbondanza di medici considerando il saldo positivo fra i 14.000 specializzandi del 2023 ed i 10.000 pensionamenti .

Inoltre un punto critico sono gli assetti organizzativi degli ospedali e delle organizzazioni sanitarie che impiegano i medici per attività burocratiche “di presenza e di firma formale” non delegando ad altre figure professionali sanitarie come per esempio gli infermieri(certamente c’è da mettere mano anche all’assetto giuridico).Per esempio il tecnico di radiologia non può operare senza la presenza fisica del radiologo(salvo reperibilità o emergenza).

In verità fra medici ed infermieri ci sono stati momenti di tensione nel dibattito sul mix di operatori che devono essere coinvolti nelle procedure,nei processi di servizio agìto,limitando l’impiego dei medici al necessario e non continuando a reiterare procedure burocratiche farraginose ed inutili.

Quindi per combattere le LISTE D’ATTESA i nodi sono : riqualificare il rapporto della domanda di prestazioni con il numero dei medici(in prospettiva forse pletorico),aumentare il numero degli infermieri(con una carenza numerica profonda e quindi è necessario promuovere la professione infermieristica anche con un adeguato stipendio),il cambiamento organizzativo di risposta con un mix di ruoli e funzioni da innovare,con un maggiore controllo dell’attività privata che non può artatamente chiudere l’accesso alle prestazioni ai servizi sanitari accreditati con il Ssn(meno 700.00)ed aprire a quelli a pagamento(più 400.000).

C’è una ulteriore via innovativa che sgraverebbe infermieri e medici delle incombenze burocratiche: il coinvolgimento del volontariato ed il Riconoscimento delle Competenze dei Volontari.Non solo un riconoscimento come apprezzamento ,ma come attestazione formale e istituzionale.

 Oggetto del riconoscimento sono le “competenze tipiche del volontario”, cioè le “competenze trasversali” che la persona sviluppa facendo attività di volontariato organizzato o partecipando a specifici corsi di formazione o aggiornamento organizzati dagli enti al fine di dare alle prestazioni sanitarie di qualità il valore della qualità delle competenze trasversali che sono” time-consuming” per il comparto sanitario .

Esse libererebbero tempo per aumentare la produttività e la risposta “time to market”e pronta  alla domanda di prestazioni. Le competenze trasversali fanno riferimento alle capacità relazionali, comunicative e di azione amministrativa dello stesso volontario, escludendo quindi le competenze tecniche afferenti invece al dominio delle qualifiche professionali sanitarie.

Le LISTE D’ATTESA diminuirebbero e si darebbe risposta alle attese dei cittadini.


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