Riunione al Consiglio d’ Europa per i top job blindati dall’accordo confezionato da popolari, socialisti e liberali e sostenuto dalla “conferma “ elettorale appena conclusa. Meloni ha votato per il “metodo e merito” sia contro Kallas come Alto Rappresentante degli Esteri e sia contro Costa al Consiglio d’Europa ( Metsola al Parlamento si vedrà più avanti), facendo mettere a verbale l’astensione invece sul quarto nome di PdC (Ursula von Der Leyen – Presidente della Commissione).
Non era mai successo che l’Italia esprimesse questi no strategici e si astenesse sul nome della Presidente UVdL, cioè rimanesse fuori dagli accordi strategici. Tutti poi ovviamente “promossi” senza problemi da 25 paesi su 27 (esclusa Italia e Ungheria). Primo round sui nomi, tenendosi mani libere per la Presidente da votare prima della ratifica del Parlamento il 18 luglio? Meloni arriva tardi sperando nel grigio di una ambivalenza paralizzante e che andrà sciolta al più presto per non accentuare la posizione di marginalità. I verdi pressano ma anche i conservatori con la UVdL che sembra strizzare l’occhio ad un pezzo della destra estrema (di Meloni in particolare): dove oscillerà il pendolo e dove si fermerà?
Gli esiti li vedremo il 18 luglio ma certo non si può parlare di “complottismo” come fa la Meloni non considerando che 3/4 degli elettori europei non hanno votato l’estrema destra e che nell’instabile quadro globale una conferma degli equilibri esistenti sembra ragionevole e realistico come faglia di separazione netta tra europeismo e antieuropeismo, ma anche sulla guerra Ucraina e a Gaza. Meloni tratta per avere un commissario di peso (PNRR o Bilancio?) e Salvini si oppone a qualsiasi negoziato puntando a costruire gruppo antieuropeista con la Le Pen. Ma Meloni è in ritardo e il candidato che propone non fortissimo: con l’astensione in tasca su UVdL spera semplicemente di guadagnare tempo. Ma i giochi dell’ultima ora sono rischiosi soprattutto se si accompagnano alle voci di ministri italiani che urlano al “complotto preordinato” e ad una Europa “burocratica”(opponendo di fatto Tajani e Salvini).
Il ruolo di primo piano dell’Italia sembra sfuggirle di mano e il tempo non gioca a suo favore. Azione sbagliata “contro” i socialisti che non vogliono alcun accordo con Meloni ma semmai con i verdi, mentre i Popolari spingono per un accordo a destra ma non troppo squilibrante. Certo “l’ombra” di Putin aleggiava sul tavolo del Consiglio d’Europa iniettando veleni soprattutto a destra in attesa dei “franchi tiratori” in Parlamento. Se il PIS uscisse dall’ECR per unirsi a Orban forse ECR diventerebbe più equilibrato e libero di muoversi. Peraltro se escludiamo le posizioni sull’Ucraina, sugli altri punti dei dossier critici ( migranti, Green Deal, politica estera) la Meloni sembra schierata su linee antieuropeiste o percepite tali.
Questo rischia di isolarla nel Consiglio Europeo a meno di cambiamenti in attesa di negoziare un Commissario di peso e una vice presidenza. Questo equilibrio può cambiare con la sconfitta di Macron che dovrebbe fare i conti con una rischiosa “coabitazione” con Bardellà , seppure continuando ad avere il potere sui bottoni strategici compreso il nucleare. Insomma, il primo round di Meloni finisce nell’isolamento e con lei il paese assieme all’Ungheria di Orban.
Ora si spera nel secondo round del 18 luglio di una destra che non ha la maggioranza e che per ora 25 paesi votano i top job proposti (Uvdl, Costa e Kallas) su 27 paesi (Metsola si vedrà). C’è da chiedersi se forse Meloni non abbia agito troppo da leader di partito e poco da Presidente del Consiglio nonostante i richiami di Mattarella al ruolo dell’Italia come fondatore storico dell’UE. Una PdC che sembra uscire “risentita” da questo primo round anche se non se lo può (ne dovrebbe) permettere per poter contare nei diversi stadi della partita rappresentando l’Italia intera e non una sua parte.
Se non sappiamo quanto peserà il paese e quanto la PdC, tuttavia certo i due pesi non si sommeranno purtroppo. La negoziazione continua fino al 18 dove influiranno anche i voti (non marginali) dei franchi tiratori che conteranno molto essendo gli equilibri instabili e scivolosi nonostante la “spallata” di destra non ci sia stata, anche perché Putin rimane lo spartiacque divisivo e la “grande barriera” soprattutto a destra. Situazione preoccupante e instabile in attesa degli esiti elettorali delle legislative francesi che danno avanti Bardellà e con caduta libera della reputazione di Scholtz in Germania e con loro l’indebolimento dell’Asse franco-tedesco che ha retto fino ad oggi gli equilibri europei ora minacciati dall’estrema destra, (anche da quella italiana) e dalla guerra di aggressione russa sul suo fianco orientale, ma che non ha alternative sensate.
Gli europei devono destarsi dal sonno di pace e crescita che hanno vissuto dal IIWW aiutati dall’ altro Asse Atlantico (NATO) che ci ha liberato dal nazifascismo e difeso dalle minacce della Guerra Fredda fino alla caduta del Muro di Berlino del 1989. Ma anche questo equilibrio Atlantico di Difesa oggi è reso fragile dal ” ritorno ” del nazional-sovranista di estrema destra Donald Trump che nel primo confronto americano tra i due candidati per il 4 novembre esce “in vantaggio posizionale” (età e fragilità di Biden) anche se non di sostanza strategica confermando – tra cose note e tante fake news – il suo noto isolazionismo per “Make America Great Again“.
Rimanendo le politiche trumpiane un “Mistero Autarchico” in un mondo che si allarga e apre ed avendo gli USA grandi multinazionali in settori strategici tra Europa, Asia e Africa. Un quadro di sicurezza che dovrebbe preoccupare gli europei e spingerli a trovare una nuova forza e autonomia strategica per i prossimi 30-50 anni, unendola e facendola più forte nella difesa, negli esteri, nell’economia e nell’innovazione affermando il suo modello sociale, dei diritti e della tolleranza nell’accoglienza che è una luce per il mondo e della quale non possiamo fare a meno per dare risposte alle grandi sfide del nostro tempo (migratorie, tecnologiche-AI, sociali, geostrategiche). Compresi – purtroppo – fenomeni trasversali come la diffusione del fentanil (droga artificiale) che sta devastando gli USA con 100mila morti ed è prodotto da materie prime cinesi, e che può essere usato come nuovo strumento di “guerra ibrida” che sta spiazzando gli stessi produttori tradizionali di “droghe coltivate”. Un mondo dunque che ha bisogno di più Europa e non meno, anzi molta molta di più, certo più autorevole e più snella e per questo più unita nella difesa del suo modello sociale ed economico oltre che sanitario come ci ha insegnato la lezione del Covid-19 per chi volesse imparare!
SEGNALIAMO
-
THE WESTERN POLITICAL THOUGHT
The Rise of Modern State Part I Abstract: Alla fine della Guerra dei Trent’Anni (1648), lo Stato moderno emerge come attore politico dominante in Europa, caratterizzato da autorità centrale e razionalità amministrativa. Tuttavia, rimane ancorato a una visione teocratica del potere, basata sull’ordine naturale e divino. In questo contesto nasce il contrasto tra Stato e…
-
A QUALCUNO IMPORTA?
Una riflessione per immagini a cura di Guido Manuli:
-
TRA LA GUERRA DEI DAZI E IL SALONE DEL MOBILE
Una delle più grandi di manfestazioni mondiali del design è del “bello+utile” si svolge a Milano (8-13 aprile) in una Italia che dice “stiamo a vedere” circa le misure imperialiste di Trump. Avrà l’Italia e avrà Milano ancora un filo di reattività politica per cogliere questa occasione (nel rispetto dello svolgimento tecnico-artistico) per dire la…
-
IL DESTINO DELL’UOMO 2.0
Bergamo, 1963. Palmiro Togliatti, segretario generale del PCI, pronuncia il celeberrimo discorso intitolato “Il destino dell’uomo”. Il leader comunista fa una disamina minuziosa dello scenario politico dell’epoca, e arriva a conclusioni, ovvie, e più che mai attuali. “La trasformazione più profonda, tanto più grave da essere spaventosa, riguarda lo sviluppo delle armi distruttive create dall’uomo.…
-
GUERRE E PACI
La IX edizione di Biennale Democrazia, tenutasi dal 26 al 30 marzo a Torino, si è focalizzata sul tema della guerra, o meglio delle guerre e delle paci: una lettura attenta sui conflitti che attraversano le nostre comunità, in uno scenario mondiale che cambia con grade velocità, e alla violenza che prende la forma bellica…
-
THE WESTERN POLITICAL THOUGHT
The Rise of Modern Political Science Part I Abstract: L’articolo analizza l’evoluzione del pensiero politico moderno a partire dalle guerre di religione in Europa, che hanno segnato il XVI e XVII secolo. Conflitti tra cattolici e protestanti, come la Ribellione olandese e la Guerra dei Trent’anni, hanno condizionato la formazione degli Stati moderni e portato…
-
LA GUERRA NON È MAI LA SOLUZIONE
Il 23 marzo ricorre il tragico anniversario dell’azione partigiana di via Rasella. In quel giorno del 1944, un gruppo di ragazzi romani, appartenenti ai GAP (Gruppi di Azione Patriottica), fece esplodere una bomba contenente diciotto chilogrammi di tritolo nascosta in un carretto della spazzatura che provocò la morte di trentatré soldati appartenenti al Polizeiregiment “Bozen”.…
-
BELLICISTA
Gianluca Veronesi Credo di essere una persona pacifica, più per pigrizia che per bontà.Ma non mi considero un pacifista, se il tutto si limita al porgere l’altra guancia. Improvvisamente tutti parlano di armamenti e dei loro costi, come fossimo di fronte ad una novità assoluta.Il termine “riarmo” con cui viene intitolato il piano europeo, oltre…
-
NOTRE DAME NELL’ “URLO DEL SILENZIO”
in ascolto dei tamburi di guerra dell’uomo nell’”impotenza della forza” La chiamata a raccolta del mondo a Notre Dame da un pur “debole” Macron è l’ultimo atto di un messaggio di speranza. I “potenti dell’impotenza” si raccolgono sotto le navate lignee rinnovate per cercare ispirazione “oltre” la cristianità ma ben dentro le sue radici profonde…
-
L’autonomia della Rai nella guerra ibrida della comunicazione
In un contesto di militarizzazione dei media e di privatizzazione delle istituzioni Michele Mezza Docente di Epidemiologia sociale dei dati e degli algoritmi, all’Università Federico II di Napoli Michele Mezza nell’articolo su “L’autonomia della Rai nella guerra ibrida della comunicazione” propone una nuova “idea di servizio pubblico da agganciare alla guerra digitale in corso sulle piattaforme”.…