
Rimini. Il protagonista del meeting 2025 è sicuramente Mario Draghi.
Il suo è il discorso di uno statista con analisi, visione ed un senso delle istituzioni e dello Stato che oggi sta diventando cosa rara.
Quale Orizzonte per l’Europa, il testo presentato al meeting davanti ad una platea affollata è denso di spunti e di idee, un contributo importante per la sostanza e per la forma: i toni pacati e il “garbo” oggi non vanno più cosi di moda nella politica….
Partiamo dalla sostanza: Draghi dice non basta essere ricchi per essere influenti, e contare nello scenario internazionale, o meglio non basta più come poteva bastare fino a 5 o 6 anni fa, perché lo scenario è cambiato.
È finita l’era del liberalismo e del libero mercato nella quale l’Europa ha prosperato e si è aperto un nuovo scenario mondiale molto meno prevedibile ed ordinato rispetto al passato, in cui la diplomazia si gioca su rapporti di forza oltre che sulla deterrenza, e spesso più sull’arroganza (cito il nostro Luigi Troiani) che sui trattati internazionali.
In questo nuovo scenario l’Europa sembra essere poco attrezzata, e ancora peggio fa fatica a prendere coscienza che in uno scenario nuovo occorre una visione diversa da quella che ha visto il nostro continente prosperare.
Nel mondo che è cambiato pensare che il modello europeo possa continuare a prosperare semplicemente perché “secondo noi è il migliore” di tutti modelli possibili è un errore grave, che potrebbe essere fatale. Probabilmente il modello europeo è il migliore (o il peggiore, cit., eccetto tutti gli altri) ma nella sostanza questo non basta più, il modello europeo va difeso e per difenderlo serve riformarlo.
Il fatto che non basti essere ricchi per contare politicamente segna la fine definitiva di un periodo storico in cui l’ideologia dominante è stata quella che il mercato potesse risolvere tutto. Lo Stato doveva essere ridotto a regolatore arretrando rispetto alle ragioni dell’economia e della crescita che da sole avrebbero garantito la deterrenza e la difesa.
Si parlò dopo la caduta del muro di Berlino di superamento del mondo diviso in due blocchi e di fine della storia, il neoliberismo divenne l’ideologia dominante, nonostante le contraddizioni di questo sistema già emergessero in crisi e congiunture sempre più ravvicinate fra di loro. A partire dal 2020 l’idea che lo Stato non contasse nulla è stata superata dagli eventi, e dopo trent’anni di pensiero unico si è ricominciato a parlare di Stato, di democrazia, di partecipazione, di consenso rispetto a un sistema che aveva favorito la crescita tanto del prodotto interno lordo quanto delle disuguaglianze e delle esclusioni sociali, mettendo a dura prova la coesione delle nostre società e la partecipazione democratica dei cittadini alle vicende della cosa pubblica e del bene comune.
Quando poi Draghi parla di Trumop come una “occasione”, o una “sveglia” agli europei semplicemente vuole intendere che le elezioni del Tycoon più potente, imprevedibile e irrituale del pianeta segnano il tramonto definitivo di quel sistema, e dell’idea che lo Stato non conti nulla. Conta l’economia ovviamente, conta la finanza, ma la funzione della politica è tornata prepotentemente al centro della scena. E all’Europa che fatica a prendere atto di questo cambio di passo e di scenario, occorrono scelte coraggiose.
Draghi è un economista pragmatico e un grande interprete di quel periodo storico, ed essendo persona intelligente e di valore può permettersi di cambiare idea.
Racconta Draghi che nella sua tesi di laurea sosteneva che l’Europa era una scommessa azzardata con pochissime probabilità di successo. Tornato in Italia dagli Stati Uniti cambiò idea, fino a diventare una figura decisiva nelle politiche prima dell’Euro poi della Comunità Europea. L’economista Draghi in sostanza partendo dall’economia e dalla amministrazione della moneta unica matura l’idea che serva un’Europa politica, capace di scelte coraggiose e di interventi strategici che garantiscano la difesa di quel modello di democrazia che e tipico dell’identità europea.
Quando Draghi dice che per contare qualcosa non basta essere ricchi sottintende anche che l’Europa oggi deve diventare un soggetto politico, capace di scelte e di visione politica, in un contesto in cui lo Stato conta. E nel quale dalle scelte dei singoli Stati dipende il futuro di un sistema democratico che va difeso.
E in questo senso la cura Trump potrebbe aiutare la Comunità Europea a diventare un soggetto politico vero, un passaggio decisivo e che non è più rinviabile.
PS: quando Draghi racconta che diventa europeista non a partire da una visione politica ma con uno spirito pragmatico, concreto come si direbbe oggi, rivela davvero di essere uno statista capace di interpretare i tempi in cui vive.
E il fatto che oggi invochi un ritorno della politica è davvero un ulteriore segno dei tempi che sono cambiati, in cui serve la politica e serve la visione, non basta più l’amministrazione. Ovvero, “non basta essere ricchi per contare”…











