IL MONDO NUOVO #7. IL VICUS DEL DIRETTORE

di Giampaolo Sodano


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“L’uomo è condannato a essere libero”. Rimasi colpito da questa frase di Jean Paul Sartre, un intellettuale straordinario che ha segnato la mia giovinezza. Era il 1961, presi qualche indumento, qualche libro, la mia lettera 22 e un treno per Parigi. Con un amico che lavorava alla Sorbona incontrammo Sartre e Simone de Beauvoir in un bistrot di Saint Germain. Non ero consapevole della straordinarietà di quell’incontro: due persone famose dialogavano con un ragazzo (avevo diciannove anni) sul senso della libertà. Quel ricordo mi è tornato alla mente perché la condizione dell’uomo di oggi somiglia molto a quella di cui parlava Sartre: “una volta che era stato gettato nel mondo, è responsabile per tutto quello che fa”.

Una libertà insieme disperata ed esaltante, che caricava sulle spalle di ciascuno di noi una grande responsabilità, unici davanti al mondo.

Nella nuova epoca in cui viviamo, la fase di transizione all’economia digitale, la comunità degli uomini appare simile al mondo di Sartre, una società opaca, incerta, violenta di fronte a cui l’uomo è solo, con la sua libertà. La rivoluzione digitale ha creato una cesura forte fra l’esperienza del secolo breve e il tempo che viviamo.

Facciamo molta fatica a mantenere viva la memoria di un tempo che abbiamo vissuto, profondamente diverso da quello attuale.

Ieri, con le sue luci e le sue ombre, la società nella quale siamo cresciuti aveva forti punti di riferimento nella cultura italiana e nella sua storia. Ognuno di noi sentiva di appartenere a una comunità, ad un partito o un quartiere. Era una società solidale. Oggi quel mondo ci appare lontano, quasi irriconoscibile, viviamo in una comunità disordinata che ci fa sentire ancora di più il peso della nostra libertà.

A pagina 36, Massimiliano Cannata raccoglie le analisi e le idee di Mauro Ceruti ed Edgar Morin che propongono una sorta di New Deal per salvare l’Europa dal declino e una ricerca di Luciano Romoli sulla complessità del tempo presente, “In un mondo che sembra aver smarrito il senso dell’umano”.

Ciascuno di noi è chiamato a fare la sua parte. Dobbiamo prendere la strada giusta per uscire dalla fase di transizione guadagnando il traguardo di una migliore condizione umana.

Una ce la indica Edgar Morin: è la nuova politica umanista di salute pubblica. “Non è più la speranza apocalittica della lotta finale. È la speranza coraggiosa della lotta iniziale: necessita che si restaurino una concezione, una visione del mondo, un sapere articolato, un’etica, una politica. Essa deve animare non soltanto una resistenza preliminare contro le gigantesche forze della barbarie che si scatenano ma anche un progetto di salute terrestre. Coloro che raccoglieranno la sfida verranno da orizzonti diversi, poco importa sotto quale etichetta. Saranno i restauratori della speranza”. (“Svegliamoci”, Mimesis 2022).

C’è tanto lavoro da fare…


Commenti

2 risposte a “IL MONDO NUOVO #7. IL VICUS DEL DIRETTORE”

  1. Avatar marcello paci
    marcello paci

    si, sotto qualsiasi etichetta ed eredi di storie le piu’ varie, ma uniti nella riaffermazione dei valori della civiltà, oggi oscurati da una nuova barbarie

  2. Avatar Ettore Zeppegno
    Ettore Zeppegno

    Sempre tutto da leggere. Ma non riesco a sfuggire al sospetto che chi legge queste cose, e chi le scrive siano sempre più, di settimana in settimana, una rara avis o meglio una razza di senzienti che sta scomparendo, e che tutto si stia velocizzando, come se fossimo stati attratti da un buco nero.