di Beppe Attene
L’ondata di fervido antisemitismo che sta pervadendo l’Italia conduce a una serie di ragionamenti che non possono essere riassunti nella semplice difesa, pur necessaria, degli Ebrei e del Popolo Israeliano.
In primo luogo, appare finalmente evidente come l’antisemitismo non sia ascrivibile alla sola “cultura” e visione del mondo tipica della destra.
Esso è assolutamente trasversale rispetto alle due posizioni apparentemente contrapposte e ciascuna vi applica il proprio linguaggio.
Si potrebbe suggerire agli attuali “nostalgici” che inneggiano a Predappio di studiare con un poco di attenzione il percorso mussoliniano nel merito dell’Ebraismo da San Sepolcro sino alle leggi razziali.
Si scoprirebbero cose assai interessanti e non banali.
Ma tanto non lo faranno.
Allo stesso modo andrebbe suggerito ai giovani rivoluzionari che si proclamano Pro Pal di leggere con attenzione “Mein Kampf”, scritto da Adolf Hitler nel carcere di Monaco con la collaborazione di Rudof Hess.
Scoprirebbero che un sotterraneo canale ha insegnato loro l’analisi e le parole d’ordine del futuro Fuhrer che essi fanno ora riecheggiare.
Ma tanto non lo faranno nemmeno loro.
In secondo luogo, risulta altrettanto evidente come l’attacco militare del 7 Ottobre sia stato preceduto, e successivamente sostenuto, da un lungo e diffuso lavorio di carattere antiebraico svolto su tutto il territorio nazionale e particolarmente in ambienti dove covava insoddisfazione di altro genere.
Non vi è da stupirsi.
I finti protettori del Popolo Palestinese erano ben consapevoli di star dando inizio a una battaglia conclusiva con lo scopo finale della distruzione di Israele attuata anche attraverso il sacrificio della Gente che dichiaravano di difendere e valorizzare.
Diciamo che un poco di maggiore attenzione da parte dei nostri Servizi avrebbe forse potuto limitare (o almeno controllare) l’accoglienza in Italia di profughi definiti Giordani ma in realtà militanti di Hamas tenuti (e pagati) per stare in sonno e attendere il momento in cui iniziare ad agire.
Chissà se questa disattenzione è una figlia postuma del “lodo Moro” che consenti al FPLP di usare l’Italia come base di transito e di accoglienza delle armi palestinesi destinate ad attacchi terroristici in altre Nazioni.
Chissà, tutto può essere.
Né, d’altra parte, risulta credibile che la società civile italiana abbia, dal suo interno, elaborato e fatto crescere questa disposizione antiebraica in seguito alle terribili conseguenze della guerra scatenata da Hamas quel maledetto 7 Ottobre.
In tre anni di aggressione russa contro l’Ucraina non abbiamo visto nessuno indignarsi. Nessuno chiede notizie delle migliaia di bambini e adolescenti rapiti e “adottati” dagli invasori.
Interi territori dove il voto popolare aveva sancito lo sganciamento dalla Federazione Russa e l’adesione all’Ucraina sono stati invasi e soggiogati con le armi.
Se non fosse stato per l’eroica resistenza ucraina e la mobilitazione di chi, come i polacchi, aveva visto le truppe sovietiche agire in combutta con quelle naziste, probabilmente Putin guarderebbe già golosamente alla Finlandia.
Ma proprio nessuno ha sentito il bisogno di manifestare dissenso o almeno preoccupazione.
Insomma (e purtroppo) l’antisemitismo è più vasto e profondo di quanto non ci dicano gli strumentali fatti dell’oggi.
A poco serve ricordare la profonda osmosi che da sempre intercorre fra il Popolo Italiano e la sua componente ebraica.
Si può sorridere del fatto che il patriota Daniele Manin fosse ebreo e che gli ebrei fossero il 20% delle truppe garibaldine a ennesima riprova di una consapevole e ricca partecipazione ebraica alla costruzione della Nazione italiana.
Ma anche su questa possibile consapevolezza che strumentalmente divide “i nostri ebrei” da tutti gli altri si abbatte una valanga di odio e discriminazione nascosta nel cuore della nostra società.
È con essa che dobbiamo oggi fare i conti.
Ne dipende, come cercherò di brevemente sostenere, il nostro stesso futuro come specie peculiare storicamente determinata.
L’Ebraismo ha donato all’Umanità un principio fondante da cui discendono alcuni essenziali elementi.
La affermazione del monoteismo non ha di per sé migliorato i comportamenti specifici e particolari presenti nella specie umana.
Li ha però sottratti al relativismo cui li riduceva il politeismo per assegnar loro una inesauribile componente etica con cui confrontarsi e in base a cui decidere per il bene o per il male.
Su questa base iniziale si sono poi formate altre impostazioni religiose (tra cui ovviamente Cristianesimo e Islam) e altre, tante, impostazioni filosofiche.
Dobbiamo chiederci se oggi non tenda a prevalere nuovamente un politeismo laico e materialistico che si manifesta in primo luogo nell’antisemitismo ma tende, quasi inconsapevolmente, a prospettare un nuovo Olimpo in cui tutto all’uomo è permesso.
Il riconoscimento di una Volontà e Intelligenza Creativa (quella che i Liberi Muratori tradurranno nella formulazione Grande Architetto dell’Universo) ha inoltre sottratto qualunque casualità al Mondo.
Ci ha indicato che l’insieme dell’esistenza ha una finalità e ad essa gli esseri umani devono adeguarsi dopo averla riconosciuta nel proprio animo.
In una parola, la esistenza di un Divino Creatore sancisce la specificità della specie umana rispetto alle altre specie animali che popolano la Terra.
Su quale sia la finalità e quale la strada migliore per corrisponderle è aperto da millenni il dibattito.
Ma senza l’intuizione (forse si dovrebbe dire la Rivelazione) passata 6000 anni fa per il tramite del Popolo Ebraico questa strada di consapevolezza e dignità non si sarebbe mai aperta.
Vivremmo, combatteremmo e ci riprodurremmo in un universo materiale privo di senso se non momento per momento e luogo per luogo.
Ecco, forse è per questo che dalla pancia profonda della nostra società emerge l’odio antisemita. Forse vorremmo vivere come bestioline che si possano appropriare di tutto quello che vedono e sentono.
Forse scambiamo questo possibile orrore per libertà.
Certamente però è qui che chi ama e riconosce la cultura di quel Popolo che Papa Wojtyla definì “i nostri fratelli maggiori” deve impegnarsi a combattere.
La guerra finirà. Israele non si estinguerà ma nemmeno chi punta alla sua distruzione smetterà di combattere. Molte e molte cose ancora succederanno.
A noi il compito di non permettere che l’Umanità disperda accecata quel patrimonio di identità che, grazie inizialmente all’Ebraismo, ci ha condotti sin qui.
Per finire, se ci fosse in qualcuno la curiosità di sapere se io sono ebreo. Non lo sono. Nei testi antichi di storia sarda risulta una famiglia Athen che si convertì al Cristianesimo e ottenne il Giudicato del Logudoro.
Ma i Pisani, che avevano con loro il figlio del Giudice precedente, li sconfissero e da allora se ne persero le tracce.
Rimase soltanto la H nel cognome, ma giunsero le Leggi Razziali.
Mio nonno conciava le pelli, fabbricava redini e selle per l’Esercito Italiano. Gli venne dunque spiegato che doveva italianizzare il cognome se voleva continuare a lavorare.
Di tutto questo, dunque, rimane solo la H ancora presente sui libri che mio padre leggeva da studente universitario per intestarsene con nome, cognome e data la proprietà e il rapporto.













Lascia un commento