di Dalisca
Ecco il viaggio teatrale di Toni Servillo in scena al teatro Argentina di Roma dall’ 8 al 19 gennaio 2025.
Un viaggio culturale attraverso varie epoche nelle quali alcuni autori hanno tentato, cercato di sopravvivere ai disagi e alle incertezze dei momenti storici trovando nella poesia e nello sviluppo del pensiero filosofico un alter ego alle proprie sofferenze. Partendo da Baudelaire per attraversare Dante e infine i Greci sviscera i vari momenti salienti degli scrittori o dei poeti o addirittura dei popoli, per aiutarsi ed aiutarci a comprendere il nostro tempo e superare le difficoltà che minano i pilastri della nostra epoca.
Un’epoca, la nostra, piena di contraddizioni, di pericoli di ogni sorta, tutto sembra sfuggirci di mano e l’angoscia e il disagio spesso prendono il sopravvento su di noi, noi impreparati a tanti cambiamenti che non avevamo previsti né immaginati.
L’antidoto a tutto questo, secondo la visione di Giuseppe Montesano e Toni Servillo potrebbe trovarsi proprio nella ricerca della poesia, della saggezza di antichi popoli e della loro filosofia di vita, di qui i vari monologhi sapientemente interpretati dal grande attore Servillo, il quale ha tenuto per ben 90 minuti il pubblico inchiodato letteralmente alle poltrone (appena rinnovate) del teatro, in primis con fare veloce e rapido vomitando le parole per poi trattenerle in un gioco di immedesimazione felicemente condotto.
Poi, continuando e abbassando i toni, ha toccato le magiche note del Poeta citando, le corde più alte e poetiche della sua Divina Commedia quali quelle riferite al quinto canto dell’inferno con Paolo e Francesca e quelle descrittive di Ulisse: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.”
Infine, l’atmosfera è cambiata e una volta ritrovata la normale sintonia con il pubblico ormai pacato, si è passati ad analizzare i Greci, popolo saggio e virtuoso che ha inventato la filosofia un escamotage per poter vivere; non a caso è stato citato come emblema Platone e il mito della Caverna. Ombre illusorie che sviano dalla realtà falsandola con immagini virtuali, il filosofo incita ad uscire dall’antro, ad abbandonare le false immagini per affrontare la vita con le sue reali sfaccettature.
Bastasse questo!
Oggi ci si chiede come mai ci siamo ridotti così?
Così come?
Per rispondere a questa domanda dovremmo ripercorrere a ritroso tutto lo sviluppo degli eventi nel bene e nel male che nel tempo si sono avvicendati.
La vita è un divenire continuo, tutto cambia; l’uomo è duttile per cui si adegua ai cambiamenti, ricerca le soluzioni per lui più accomodanti, magari sacrificandone altre pur di sopravvivere e portare avanti il compito antropologico affidatogli dalla natura e cioè continuare la procreazione in virtù della specie.
Rivolgersi al passato è insito nell’uomo, un’azione questa del tutto naturale inconscia, così come è inconscio il nostro cercare nel buio la luce che ci condurrà fuori dalla Caverna o dal tunnel in cui ci siamo, per difetto o per eccesso trovati imprigionati.
La natura benigna o maligna ha pensato anche a questo per cui nel nostro” computer umano” sono custodite tutte le virtù o i limiti dell’essere.
Pertanto, è pleonastico chiedersi oggi: come ci siamo ridotti così?
Noi siamo testimoni di un periodo storico eccezionale, ovviamente, nel bene e nel male; la violenza, la sete di potere fanno sì che il fratello si oppone al fratello non riconoscendolo più come tale in cambio di qualche dollaro in più o di qualche effimera illusione di vita migliore.
Le circostanze sempre più pressanti ci inducono, nostro malgrado, a comportamenti, a volte, disumani siamo in balia di una tempesta che non ci consente più di sentirci uniti per una comune causa.
Così, come monadi impazzite, andiamo raminghe nell’universo alla ricerca di un tempo passato nel quale ritrovare saggezza e gioia di vivere, perdiamo i pezzi lungo il cammino ed insieme ad essi tralasciamo i valori simbolici che fino ad allora hanno fatto da cardine alla nostra società così concepita. Nulla è perduto non bisogna desistere i nostri posteri diranno di noi che siamo stati bravi nel gestire situazioni così complesse e capaci di tenere dritta la barra per non soccombere.
Ai posteri l’ardua sentenza!
Non l’ultimo, da non dimenticare lo spauracchio che ci spaventa e cioè: l’intelligenza artificiale; spesso si tengono simposi per allontanare da noi il pericolo di esserne soggiogati e sostituiti in ogni nostra azione. Il pericolo èreale ma l’uomo generalmente agisce per migliorare la sua condizione di vita per renderla più agevole e meno faticoso il suo vivere quotidiano
Lo fa consapevole dei rischi ma non può farne a meno e riferendoci all’incipit di Ulisse si spinge oltre le colonne d’Ercole per soddisfare la sua sete di conoscenza.
Bisogna avere fede cercare di fare tesoro delle esperienze passate semplicemente ascoltandosi, abbassando i toni dell’abbandono e della sfiducia in sé stessi e in quello che verrà!
L’uomo in fondo ce l’ha sempre fatta pertanto continuerà a cambiare per adeguarsi al nuovo destino e alle molteplici condizioni di vita, qualunque esse siano, del resto in natura è così: “il più forte vince” e finché avrà senso questo principio colui che sarà il deus ex machina dell’universo saprà trovare la soluzione migliore al suo continuo divenire.