COLPEVOLE O INNOCENTE?

Chi sono io?

Si chiede  Edipo dopo che Tiresia gli svela la verità sulla sua sorte avversa impostagli dal Dio Apollo all’atto della sua nascita e cioè: l’uccisione del padre Laio per sua mano e il conseguente incesto con la madre Giocasta, vedova di Laio.

Colpevole di tanta miseria, egli cade in una prostrazione totale che lo porterà a compiere atti feroci e violenti verso gli altri, ma, soprattutto, verso sé stesso, infatti egli si accecherà.

Meglio cieco per non vedere le orribili conseguenze delle sue  azioni,  che seppur involontarie, hanno colpito e infestato una intera comunità. Infezione questa è la considerazione che ha di sé stesso, una natura ingannevole lo ha segnato per sempre, la sventura lo perseguita fino alla conclusione tragica per volere del Dio.

Questo in breve il sunto di “Edipo Re” in programmazione al Teatro Vascello di Roma dal 4 a 9 Marzo con la regia di Andrea De Rosa e gli attori, tra gli altri, Marco Foschi, Roberto Latini e Frédéric Loliée.

Uno spettacolo moderno perché ha in sé tanto di antico; e, per antico possiamo intendere tutta la storia tragica dell’umanità sempre in bilico tra colpa, senso della giustizia e, non ultimo, diritto a scegliere la propria vita senza esserne vittima.

Le scene di Daniele Spanò hanno reso particolare tutto l’ensemble creando insieme alle luci di Pasquale Mori un’atmosfera surreale ed aulica, attingendo dalla tragedia e mettendone in evidenza l’essenza così composta con cura, sensibilità e grande professionalità.

I 75 minuti trascorsi in compagnia di Edipo sono volati  e hanno coinvolto il pubblico al punto che non si sentiva alcun soffio nemmeno di un respiro tanta era l’ansia per il timore di interrompere quel momento sacro, solenne in cui si stava consumando tutto l’orrore che un essere umano può compiere in preda ad un destino già segnato e al quale non è possibile sfuggire.

L’uomo rispetto al fato  è fragile e incapace di ostacolarlo malgrado la sua volontà; non si sa mai dove il tempo e le azioni ponderate o meno ci condurranno, nonostante la razionalità a cui spesso facciamo capo convinti di fare la cosa giusta. Purtroppo, non sempre le cose prendono il verso corretto ed allora quale la nostra condizione di fronte a situazioni non volute e non previste? Quale il giudizio: carnefici o vittime oppure saremo come Edipo entrambe le cose?

Messi di fronte a detti interrogativi, al di fuori della tragedia appena rappresentata, come ci comporteremo nel giudicare l’altrui artefatto? Ce ne laveremo le mani come Ponzio Pilato, lasciando ad altri il giudizio e la pena finale o, piuttosto, in preda alla pietas umana, accoglieremo la supplica dell’imputato mettendoci al suo posto? Nessuno sceglie il proprio male, nessuno sceglie l’abisso ove perdersi e ritrovarsi solo e sperduto.

Chiamate gli amici in mio aiuto, gridava Riccardo III per non morire in battaglia, ma le azioni da Lui compiute contro gli altri avevano fatto sì che tutti si erano allontanati e per Lui non ci fu scampo nemmeno quando barattò il suo Regno per un cavallo!