CAPITALISMO IN PRIMA PERSONA

di Gianluca Veronesi

Ovunque, fino a ieri, i miliardari si preoccupavano di essere graditi al governo e ai partiti di maggioranza, qualunque fossero.
Era grazie a questa “simpatia” (non casuale né episodica) che erano diventati ricchi e cercavano di rimanerlo.
In cambio appoggiavano l’Amministrazione nelle sue politiche.

La novità della sbrindellata rivoluzione in corso ci annuncia, invece, che si avvicina il momento in cui gli imprenditori si candideranno a governare in prima persona.
Come ovvio, tutto comincia negli Stati Uniti.
L’episodio più interessante è quello di Musk perché è un vero industriale.

Trump è stato un immobiliarista, conseguentemente un “mediatore” e non un imprenditore. Non a caso la sua preferenza è per il dazio che è una “mano morta” sul lavoro di altri. Uno sciacallaggio sui successi altrui.

Non stiamo parlando di un governo tecnico, che è sempre uno strumento di emergenza, quando la politica si vergogna del proprio disastro e non vuole metterci la faccia.

Musk non vuole più fare una comparsata da ministro “efficientista” ma vuole fondare un partito ed essere “eletto” (votato, non santificato).
Ha capito che per essere “riconosciuto” e legittimato deve avere il consenso diretto del popolo.

Che sia entrato ufficialmente in politica lo dimostra la prima mossa contro il suo arcinemico Trump (dopo avere contribuito con centinaia di milioni alla sua elezione).
Ha immediatamente cavalcato un classico: uno scandalo sessuale con profumo di pedofilia.

Fino ad oggi la situazione ricordava lo strapotere delle “sette sorelle” petrolifere americane degli anni ’60. Potevano tutto ma non si esponevano inutilmente.
Oggi le sette sorelle “digitali” vanno oltre. Ci mettono la faccia.
I loro padroni li avete visti schierati in prima fila all’insediamento di Trump.
Per loro natura queste aziende non sono legate ad uno specifico territorio, sono “smaterializzate” (non a caso si parla di “nuvole”).
Circostanza che permette loro di non essere “fiscalmente” ubicate.

Alla politica chiedevano solo protezione ma ciascuno di loro ha raggiunto dimensioni, fatturati, ricerca applicata degni di una nazione di medie dimensioni.
Perché, allora, non andare fino in fondo e applicare integralmente il modello capitalistico: una “governance” che prevede azionisti, CdA, amministratore delegato?

Probabilmente se Trump e Musk non avessero litigato, così sarebbe stato il modello organizzativo della “conquista di Marte”.
Tutto quanto necessario sarebbe stato appaltato alla presunta capacità del proprietario di Tesla e di SpaceX che ne avrebbe risposto unicamente a Trump.

Ma perché mai gli elettori americani dovrebbero scegliere i boss delle piattaforme quali loro leader?
Perché accettano il dato di fatto che la situazione è già quella! Sono già governati da loro per interposta persona. Tanto vale prenderne atto per chiarezza e trasparenza.

I “padroni del mondo” – a differenza dei politici – sono quelli che ci fanno sognare.
Ci mostrano il futuro e lo realizzano.
Non c’è nemmeno invidia nei loro confronti perché, apparentemente, ci fanno partecipare in prima persona alla ricchezza e lusso mondiale.

Ci permettono di viaggiare in lungo e in largo per il mondo con un biglietto da 20 euro, dormire (per una notte) in case borghesi e ben arredate, assistere davanti ad uno schermo agli eventi più glamour dove non verremmo mai invitati, comunicare gratis con chiunque e dovunque, prenotare l’autostop.
Ci correggono persino gli errori e orrori di ortografia.
Vivere la vita ad una velocità pazzesca per poi sprecarla sui social.

Consoliamoci con un brivido di orgoglio al pensiero che siamo arrivati primi con Silvio Berlusconi.